particolare della vetrata dell'abside della parrocchia foto del papa Giovanni Paolo secondo che incorona la statua della Madonna "La Parrocchia è una casa di fratelli, resa accogliente dalla Carità"
Giovanni Paolo II alla Comunità di Torre Spaccata

Diocesi di Roma
S. MARIA REGINA MUNDI
Padri Carmelitani della Provincia Italiana
[sei in: SPIRITUALITÀ/celebrazioni]

SCUOLA DI PREGHIERA: Pregare con il cuore
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Seconda lezione

foto rosa Sui sentieri della gente
Una volta, in una regione lontana ed in un tempo distante dal nostro, una povera coppia di contadini portarono il loro figliolo presso il grande monastero che sorgeva in alto, sulla montagna che si scorgeva dalla valle dove vivevano.
Erano poveri ed amavano quel figlio che portarono al monastero affidandolo alla cura del grande saggio che lo dirigeva perché il bambino imparasse a leggere, scrivere e soprattutto, imparasse la grande arte della vita.

Il fanciullo nel crescere cominciò a mostrare presto un carattere vivace ed impulsivo e con il sopraggiungere di quell'età in cui il bambino lascia l'infanzia e si prepara a diventare uomo, divenne ancora più caparbio contestando ogni proposta dei suoi maestri. La cosa che più criticava era proprio questa: perché non poter fare le cose di testa propria? Era davvero così necessario per imparare l'arte della vita sottomettersi come discepolo di qualcuno?

I suoi precettori stanchi delle sue ribellioni lo portarono dal grande maestro che guidava il monastero, il quale dopo aver ascoltato le lamentele esasperate dei suoi subalterni, senza scomporsi disse al ragazzo: "Figliolo, prendi quella tela bianca che sta davanti a te, ritirati nella tua stanza e disegnami una rosa". Il ragazzo prese quanto gli era stato indicato, si ritirò e dopo qualche ora tornò dal saggio consegnandogli il suo lavoro. Il saggio lo guardò e disse: "Bello nei suoi colori, ma non ha alcuna forma. Questa non è una rosa. Riprovaci!". Il ragazzo prese un'altra tela, la portò con se, ci lavorò sopra e la consegnò poi al maestro. Questi prese la pittura, la osservò e disse: "Bello questo fiore, ma è un fiore di loto, non una rosa...Rifalla". Il ragazzo riprese il suo lavoro, e così per tante altre volte ancora, ma ora disegnava un fiore di gelsomino, ora un grappolo d'erica, ora un'edera rigogliosa, ma mai una rosa, fino a quando esausto disse: "Maestro, non potrò mai disegnare una rosa perché non ne ho mai vista una". In effetti nel giardino del monastero non vi erano rose, tranne che una, in un vaso nella stanza del grande saggio.

Il vecchio maestro allora si alzò, uscì verso la sua stanza e poi tornò recando in mano una rosa rossa come il fuoco e striata di giallo come i raggi del sole. Il giovane la prese e la dipinse così naturale e vera che quasi la si poteva afferrare con le mani. Il vecchio saggio disse: "Figliolo, hai capito cosa ti ho fatto fare? Da te stesso e senza guida tu puoi fare tante cose, ma c'è il rischio che senza un modello da osservare tu non riesca a fare certe cose meravigliose nella vita, perché senza un modello la tua mente ed il tuo cuore non ne conoscerebbero neppure l'esistenza. Ci sono cose nella vita, bellissime e rare che per farle proprie e viverle occorre impararle da qualcuno".

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La Parola del Maestro
Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora lassù. (Mt 14, 23)

In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno chiamò a se i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli. (Lc 6,12-13)

Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto, e la sua veste divenne candida e sfolgorante. (Lc 9, 28-29)

Uscito se ne andò come al solito, al monte degli Ulivi, anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: "Pregate per non entrare in tentazione". Poi si allontanò quasi un tiro di sasso e inginocchiatosi pregava: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.
In preda all'angoscia pregava ancora più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano per terra". (Lc 22, 39-44)

Gesù gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito". Detto questo spirò. (Lc 23,46)

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Gesù Maestro di preghiera
Il cristianesimo è sequela di Gesù, è imitazione della sua vita e Gesù agli occhi dei suoi discepoli si mostra anche come modello e maestro di preghiera. Gesù non solo ha pregato ma ha anche raccomandato ai suoi discepoli di pregare.
Perché Gesù pregava? Lo faceva per mantenere vivo il suo rapporto con Dio, un rapporto intenso fatto di confidenza e d'amore ed è per questo che Gesù non pregava solo nei momenti di paura, di decisione o di dolore ma nel ritmo costante della sua esistenza.

Gesù prega per ritrovare continuamente se stesso ed il senso della sua missione. I grandi bagni di folla, i momenti di euforia popolare, gli entusiasmi scatenati dai suoi miracoli Gesù li evita ritirandosi da solo a pregare quasi come per ritrovare se stesso e non lasciarsi sedurre dalla popolarità che la sua opera e la sua figura innescavano. Pregare è ritrovare profondamente se stessi, scoprire il senso della propria vita e rettificare la direzione data al proprio vivere.

Gesù prega per intercedere e portare al Padre il dolore delle persone che incontra. Con la Sua preghiera affida la morte e la malattia di chi a Lui si affida, nella sua preghiera chiede al Padre di custodire in unità i suoi discepoli. Pregare è essere dinanzi a Dio per tutti, è diventare voce di chi non ha voce, voce del grido di dolore dell'umanità, eco della speranza degli uomini.

Gesù prega per decifrare la volontà del Padre. Solo nella preghiera Egli può vedere ed udire quello che il Padre dice e fa perché su di essi possa modellare la sua vita in mezzo agli uomini. La preghiera aiuta Gesù ad accogliere la volontà del Padre, anche quando essa è dolorosa come la passione e la morte. Pregare è mettersi all'ascolto del Padre, è l'umile accettazione di non vivere per se stessi ma ricercando e vivendo quel progetto che il Padre ha pensato con amore per ognuno di noi.

Gesù prega per trovare nel Padre il suo riposo. Il ritmo vorticoso delle giornate di Gesù, l'intensità e la frenesia degli incontri che viveva, il suo spendersi per le folle e per la formazione dei suoi discepoli, il suo viaggiare senza avere tana e senza una pietra dove poggiare il capo, sfociano in lunghe notti ed il grandi pause che Gesù si prende sui monti tutto solo. Nel Padre Gesù trova il suo riposo, nel suo dialogo silenzioso e costellato di brevi ed intense frasi con il Padre suo, nel suo immergersi nell'abbraccio paterno di Dio, Gesù trova la sua quiete ed il suo riposo. Pregare è gettare nel cuore di Dio il proprio affanno, è riposare e ritrovare nell'abbandonarsi all'abbraccio di Dio la rigenerazione del proprie forze sfinite.

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Gesù come pregava?
Troviamo nei vangeli alcuni elementi propri della preghiera di Gesù.

I luoghi solitari ed i silenzi. Gesù si ritira spesso per pregare in luoghi solitari e nel silenzio. Quasi si sottrae alla folla ed alla stessa cerchia dei discepoli. Gli spazi della sua solitudine non diventano distanze egoistiche dal bisogno umano ma sono luoghi del cuore dove Egli matura la sua compassione e l'energia della sua misericordia. La preghiera dunque prepara il cuore ad essere capace di fraternità e di servizio, come la solitudine è necessaria per maturare la capacità di donarsi.

La notte. Gesù spesso prega di notte. La notte ha un valore simboli molto forte. Essa è assenza di rumore, è nascondimento, è tranquillità e cessazione delle attività. Ma la notte è anche intimità, tempo dell'incontro amoroso, luogo della confidenza e delle parole sussurrate, dei silenzi carichi di emozione. La notte è anche paura, è incertezza, è dubbio, è mancanza di riferimenti, è crisi...La notte è anche rigenerazione delle forze, è riposo per riprendere il cammino giornaliero, è attesa dell'aurora, è preparazione alla novità, è veglia...Nella notte si concepisce la vita, nell'oscurità il seme germoglia, nella notte avviene la liberazione, nel sonno la creazione, nel silenzio l'Incarnazione nella notte la morte e nella notte la resurrezione. La preghiera dunque ha un suo spazio privilegiato nella notte, essa stessa fa accogliere le notti della vita nella speranza e nella fede e da alle notti del cuore il riscatto della novità e dell'inedito. La preghiera consegna alle mani di Dio la propria notte e quella degli uomini perché in essa Egli operi le meraviglie del suo amore.

La spontaneità. Gesù prega senza formule precostituite ed anche quando cita la Scrittura le frasi sono lasciate fluire dalla immediatezza del suo cuore. Il suo pregare è stare in verità dinanzi al Padre vivendo alla sua presenza lo stupore, il pianto, la fatica, la speranza, l'abbandono, la consegna estrema. Pregare per Gesù è vivere i ritorni della sua vita dinanzi al volto del Padre. Pregare è questo continuo consegnare e vivere nelle mani di Dio Padre tutto ciò che è la nostra vita, le formule della nostra preghiera sono gli echi del nostro cuore che risuonano come un "grazie", o come un "aiutami", o come un "illuminami", o come un "perdonami" o come un "ti lodo".

Senza tempo. La preghiera di Gesù non ha un tempo stabilito. Essa sgorga spontaneamente dal suo cuore, dura una notte intera o solo il tempo di uno sguardo verso il cielo. Anche la tua preghiera non sia legata al tempo, ruba cinque minuti alla fretta della tua vita per immergerti in Dio ma non stare con l'orologio dinanzi a Lui come avviene quando ti tocca vivere un incontro obbligato o scomodo.

Gratuita. La preghiera di Gesù è gratuita perché Egli non aspetta un motivo "importante" oppure un bisogno urgente per pregare. Non aspetta neppure che si crei quell'emozione di paura, o di dolore o il semplice sentimento di trasporto e commozione per pregare. Gesù sta di fronte al Padre per amore, semplicemente per amore. Perché quando si ama una persona non si attende un motivo eccezionale per incontrarla ma si riempie il quotidiano di tanti momenti in cui ritrovarsi insieme.

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Esercizio pratico di preghiera
Ritagliati mezz'ora per la tua preghiera.
Trova un angolo che sia per te il più comodo e che maggiormente si presta per la preghiera.
Trova una posizione che permetta al tuo corpo di stare comodo e rilassato.
Chiudi gli occhi e concentrati sul tuo respiro.
Entra nella preghiera invocando lo Spirito Santo, ripentendo dentro di te "vieni Santo Spirito...vieni Spirito Creatore...vieni Padre dei poveri...vieni Datore dei doni...vieni Luce del cuore...vieni Consolatore...vieni Ospite dolcissimo...vieni Dolce sollievo...".
Immagina di il Signore Gesù dinanzi a te. Stai di fronte a Lui e Lui é di fronte a te. Lui è per te l'amore del Padre che si dona a te. Pensa alle Parole d'amore che Lui ti dice: "Tu mi sei prezioso...io ti amo...per te ho dato la vita...per te sono morto in croce, per amore tuo...io ti voglio salvare...io perdono ogni tuo peccato...voglio riempire il tuo cuore d'amore...voglio guarire le tue ferite...".
Pensa ad un problema personale che ti assilla, a qualcosa che ti preoccupa. Permetti a te stesso di sentire dinanzi a Dio la paura, il senso di impotenza, forse anche il dolore che questo problema ti arreca.
Leggi le parole di Gesù che ti sono state proposte. Leggile e rileggile, soffermandoti su quelle Parole che più senti tue e che ti parlano al cuore. Ripeti nel tuo cuore "Padre mio...Padre mio...Io mi abbandono a te...Padre mi abbandono a Te...Padre mi metto nelle tue mani...Padre nelle tue mani consegno la mia vita...".

Leggi il salmo 138

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie,
la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore,
già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
Poni si di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta ed io non la comprendo.
Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove sfuggire dalla tua presenza?
Nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte e chiara come il giorno.
Per te le tenebre sono come luce.

Ora affidati alla Madre nostra del Cielo, Maria Madre della Tenerezza e prega lentamente l'Ave Maria.

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