Il Tempo Ordinario
In gergo liturgico è detto Tempo per annum. È il tempo dedicato al "cammino" della Chiesa nella quotidianità della vita.
Con la Chiesa e alla sua scuola, il cristiano si lascia condurre dalla parola di Dio per dare un significato profondo alle realtà ordinarie del lavoro, della famiglia, dell'impegno sociale. Sostenuto dallo Spirito Santo, conformerà la sua vita a quella di Cristo; con lui si consegnerà al Padre giorno per giorno fino all'approdo nel regno dei cieli dove Gesù ci ha preceduti e ci invita al banchetto delle sue nozze. Ma per realizzare tutto questo ci vuole perseveranza, santità di vita e il non aver mai perso di vista la meta definitiva. Lo Spirito sostiene, verifica e incoraggia.
Il Tempo Ordinario è diviso in due periodi: dal giorno seguente la celebrazione della festa del Battesimo di Gesù fino al Mercoledì delle Ceneri e dal giorno dopo la Pentecoste fino ai primi vespri dell'Avvento.
L'atteggiamento che la comunità è tenuta ad avere è chiaro: nello scorrere della vita di ogni giorno, senza particolari sussulti, il cristiano è invitato a verificare la sua esistenza sulla parola di Dio. Egli è chiamato (1ª parte) a rispondere all'invito del Signore Gesù "Vieni e segui me!" e a scoprire (2ª parte) che cosa vuole Dio da lui. La chiamata è al tempo stesso personale e comunitaria.
E' un tempo di attesa e di speranza; da qui la scelta del verde quale colore liturgico.
In questo quadro d'ordinaria amministrazione e sempre vigile attenzione per non smarrire la meta definitiva e vera, la Chiesa vive le tappe e le situazioni vissute da Gesù condotta per mano dai percorsi dei vangeli sinottici di Matteo (il cammino del discepolato, anno A), di Marco (prima scoperta di Gesù, anno B), e Luca (l'annuncio degli evangelizzatori, anno C).
Al seguito di questi maestri e con piccoli interventi tratti dall'evangelista Giovanni, il bagaglio del Tempo Ordinario si fa ricco e variegato di sviluppi: c'è il percorso dei discepoli, ci sono i detti di Gesù, ma ancora ci sono una galleria di figure bibliche, di similitudini e parabole e di discorsi del Cristo entro cui la Chiesa e il cristiano si muovono e fanno sempre più approfondita conoscenza di Gesù fino a giungere alla gloria definitiva nel regno del Padre. Ci sono però anche tutta quella miriade di santi e di testimoni che hanno vissuto con radicalità la loro vita al seguito di Cristo e che la Chiesa ci propone come battistrada e guide sicure per arrivare più velocemente alla meta.
L'evangelista Luca
Durante questo anno (anno C) il vangelo che sarà letto durante le celebrazioni è il terzo vangelo che, come tutti gli altri, è anonimo, non indica né chi lo scrive, né dove né quando. Un'antica tradizione che può essere fatta risalire al II secolo afferma che Luca, medico e compagno di Paolo, scrisse sia il terzo vangelo sia il libro degli Atti degli Apostoli.
Il più antico manoscritto del vangelo, denominato in sigla P75, è datato tra il 175 e il 225 d.C. e contiene parti estese del vangelo. Questo stesso manoscritto è il primo in cui troviamo il titolo "Vangelo secondo Luca".
Non si sa con precisione quando si cominciò a dare tali titoli ai vangeli. Sembra soltanto possibile dire che i vangeli ricevettero questi titoli nel momento in cui cominciarono a diffondersi tra le varie comunità cristiane e divenne necessario denominarli e distinguerli l'uno dall'altro.
Chi è Luca
Il Nuovo Testamento fornisce poche notizie su Luca. La Lettera a Filemone (v. 24) elenca Luca tra i collaboratori di Paolo: "Ti saluta Epafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù, con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori". La Lettera ai Colossesi (4,14), scritta forse nello stesso periodo di tempo (estate del 53 durante la prigionia ad Efeso), nomina Luca tra i compagni di Paolo e lo identifica come il caro medico: "Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema". La Seconda Lettera a Timoteo (2 Tm 4,11), parlando dell'ultima prigionia di Paolo, dice che "Solo Luca è con me".
I cosiddetti passaggi "noi" degli Atti degli Apostoli (16,10/17; 20,5/15; 21,1/18; 27,1/28,16), cioè i passaggi dove l'autore racconta usando la prima persona plurale come se fosse protagonista diretto dei fatti, hanno contribuito alla tradizione che fa di Luca un compagno di viaggio di Paolo. Questi passaggi sono stati però interpretati in diversi modi, e questo in vista di trovare una spiegazione al fatto che in vari punti ciò che dice Luca di Paolo non concorda con ciò che Paolo dice di sè stesso. Così alcuni studiosi prendono questi racconti come la testimonianza che Luca era davvero insieme a Paolo, altri pensano che Luca abbia soltanto usato i diari di Paolo o i diari di qualche altro suo compagno di viaggio, senza cambiare il soggetto che racconta, per mantenersi coerente con il resto del suo libro; altri infine pensano che Luca in questi punti abbia usato la prima persona uniformandosi a certi usi letterari del tempo che, passando a raccontare i fatti in modo diretto alla prima persona, rendevano più drammatico il resoconto di momenti ritenuti importanti. Se fosse così, dicono questi studiosi, si spiegherebbe perché Luca, non essendo stato in realtà compagno di Paolo, possa divergere da lui sotto molti aspetti.
In ogni caso, anche se noi prendiamo questi passaggi "noi" nel senso di una diretta esperienza di Luca come compagno di Paolo, il Nuovo Testamento non ci lascia intravedere se e come e quanto Luca sia stato influenzato dal pensiero di Paolo.
Quattro brevi tratti del vangelo di Luca
- Luca, più degli altri evangelisti, mette in risalto l'amore di Gesù per i poveri, i miseri, i diseredati della vita.
Fin dal primo capitolo risuona dominante la predilezione divina verso i poveri. A proclamarla è Maria nel Magnificat (1,52-53).
Lo stesso principio è annunziato da Gesù come scopo della propria missione, quando nella sinagoga di Nazaret sembra darne l'inizio ufficiale (4,16-21).
Gesù indica senza mezzi termini chi siano gli ospiti prediletti dei suoi seguaci (14,13-14).
Nel testo lucano delle Beatitudini con più forza che in quello di Matteo sono proclamati beati i poveri, gli affamati, coloro che piangono (6,20-26).
- Luca, più degli altri evangelisti, mette in risalto l'amore di Dio e di Gesù per i peccatori.
Egli delinea la figura di Gesù come quella dell'amico e redentore dei peccatori; ecco il programma di Gesù: "Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare ciò che era perduto" (19,10).
Quasi a dimostrazione di tale principio, Luca fa sfilare davanti a noi una variegata teoria di peccatori, e tutti, a contatto con Gesù, ritrovano la pace, la via del bene e di Dio: una prostituta, peccatrice della lussuria (7,36-50); Zaccheo, il peccatore del denaro e degli affari (19,1-10);
Pietro, il peccatore della viltà (22,61-62): solo Luca ricorda lo sguardo di Gesù rivolto a lui; il ladrone crocifisso con Gesù, colui che nella vita ha sbagliato tutto (23,39-43).
- Luca, più degli altri evangelisti, afferma e valorizza la dignità umana e cristiana della donna.
La donna, poco considerata se non disprezzata nel mondo pagano, poco considerata in pratica nello stesso mondo giudaico, vede riconosciuta la sua piena dignità da Gesù; ed è Luca a illustrare con tanta attenzione questo importantissimo aspetto del Vangelo. Egli ci fa sfilare dinanzi una vera teoria di figure femminili e ci scopre i tesori e le risorse dell'anima femminile.
- Luca, più degli altri evangelisti, manifesta soavità, gentilezza, tolleranza e squisita bontà d'animo.
Parlando dei pagani, omette ed evita tutte le espressioni che potrebbero offendere la loro suscettibilità. Due esempi: omette l'episodio della donna cananea che si legge in Marco (7,24-30) e in Matteo (15,21-28), probabilmente per la dura frase che vi si legge: "Non è bene prendere il pane dei figli (= ebrei) e gettarlo ai cani (= pagani)"; e in 6,34 sostituisce "pagani" che si legge in Matteo (5,47) con il termine "peccatori".
Luca omette e attenua tutto ciò che, pur essendo vero, non recherebbe onore agli Apostoli.