particolare della vetrata dell'abside della parrocchia foto del papa Giovanni Paolo secondo che incorona la statua della Madonna "La Parrocchia è una casa di fratelli, resa accogliente dalla Carità"
Giovanni Paolo II alla Comunità di Torre Spaccata

Diocesi di Roma
S. MARIA REGINA MUNDI
Padri Carmelitani della Provincia Italiana
[sei in: CULTURA/primo piano]

PRIMO PIANO: un argomento per discutere e confrontarsi nel FORUM parrocchiale
QUALE FUTURO PER TORRE SPACCATA?

foto viale dei RomanistiMentre ci accingiamo a festeggiare il primo giubileo del nostro quartiere, crescono le preoccupazioni per quello che sarà il futuro di Torre Spaccata.
Gli effetti della realizzazione della linea C della metropolitana, pur se i lavori non sono ancora finiti, già cominciano a sentirsi. E le voci di interventi urbanistici su zone del quartiere non ancora edificate o destinate attualmente ad usi pubblici (come la Caserma su via Casilina) si fanno sempre più insistenti e hanno già richiamato l’attenzione del Comitato di Quartiere.

A tale proposito vi segnaliamo due articoli recentemente pubblicati dal quotidiano “Il Sole 24 ore” [uno] [due], nelle pagine dedicate a Roma, riguardanti la cosiddetta “Centralità di Torre Spaccata”, nei quali si prospettano pesanti interventi edilizi nella zona compresa tra viale Palmiro Togliatti, viale Bruno Pelizzi, via di Torre Spaccata, via Roberto Fancelli e Via Pietro Sommariva, che nel quartiere è comunemente chiamata “il pratone”.

Siamo riusciti a trovare in rete alcune notizie sul progetto da realizzarsi in quest'area.
Mentre saperne di più riguardo ai progetti che interessano la caserma “Piccinini”vi invitiamo, invece, a visitare questo link del Comune di Roma.

Su questi temi l’attenzione e la vigilanza di ciascuno deve essere massima per impedire la realizzazione di interventi a fini esclusivamente speculativi e di profitto, senza alcuna utilità sociale, senza il rispetto dei diritti sociali e di partecipazione.

messaggio del 16 settembre 2011:

Sono sicura che siamo tutti ansiosi alla prospettiva di vedere presto i frutti dei disagi cui siamo sottoposti da quando hanno "incartato" le adiacenze di via Casilina per i lavori sulla linea C della Metro.
Anche se lungi dal potersi considerare terminati, almeno tali disagi potranno essere controbilanciati dal vantaggio di avere una rapida connessione sia con il centro che con la periferia estrema a partire dall'anno prossimo.
Non così auspicabile certo è l'interesse dei costruttori per l'area del "pratone" al confine con viale Togliatti. Tutto da vedere se, come nei link da voi riportati, si darà spazio veramente alle iniziative culturali (polo audiovisivo associato agli stabilimenti di Cinecittà) pur lasciando una bella percentuale di Parco Archeologico (sarebbe bello se fosse pulito ed accessibile...) oppure se si darà l'avvio all'edificazione selvaggia.
Al momento la zona viene contesa dalle pecore al pascolo, con somma delizia degli abitanti di via Sommariva/Fancelli a questa vista così insolita in una zona divenuta ormai semicentrale nella nuova metropoli del terzo millennio.
Negli ultimi anni comunque ho visto solo cambiamenti in positivo, cominciando dall'acquisizione del locale commerciale all'angolo di via Sommariva/Fancelli da una nota marca di supermercati che ha riqualificato l'area parcheggio e ridato vita ad un punto vendita ormai abbandonato per le vecchie gestioni alquanto trascurate. 
A causa dell'isolamento abitativo, inizialmente il supermercato è stato più volte oggetto di rapine (cui sfortunatamente ho assistito di persona) finché la direzione non ha risolto il problema con la presenza di un presidio di sorveglianza continuo.
L'insediamento di una struttura alberghiera adiacente al supermercato ha ulteriormente migliorato la situazione, sostituendo una struttura accogliente e pulita all'edificio abbandonato ed in rovina che si presentava in precedenza. Naturalmente poteva essere sfruttato per l'interesse pubblico ma tutto sommato si tratta di un esercizio tranquillo e che attira turisti. Poteva andare peggio.

C'è stato un momento di quest'anno in cui pareva che il Sindaco volesse sfruttare la zona per un modernissimo e capiente campo di accoglienza per i nomadi...
Non ho sentito neanche un commento positivo alla notizia dagli abitanti della zona. Nessuno di noi era entusiasta di una soluzione del genere... E dunque mi chiedo: "Come discepola di Cristo, quanto sarei stata accogliente con una comunità nomade sulla soglia di casa mia?"
La risposta è desolante per la mia coscienza. Mi ritengo fortunata di non essere stata veramente messa alla prova.
Vorrei il vostro parere sul mio ragionamento che forse le strutture che edificheranno sui pratoni (di qualunque genere saranno) saranno comunque meglio di un campo nomade per gli abitanti di Torre Spaccata.
Penso di aver dato sufficienti motivi di riflessione per iniziare una discussione se qualcuno vorrà rispondermi.
Rita

messaggio del 17 settembre 2011:

Segnaliamo che sulla questione dell'accoglienza dei rom nella nostra città abbiamo aperto un forum alcuni mesi fa...che aspetta ancora risposte!
la redazione

messaggio del 3 ottobre 2011:

Vivo in via Adone Finardi all’angolo perfetto con l’hotel su via Sommariva. La costruzione di detto hotel e soprattutto del supermercato ha sicuramente migliorato la vivibilità della zona. Anche se la vivibilità la rendono migliore le persone, non facendo di alcune zone una pattumiera e cercando di battersi per un futuro migliore per i propri figli.
Sono nato di fronte a quello che ora è diventato Parco della Caffarella. Vi assicuro che 40 anni fa il famoso Parco era una “marrana” di sordiana memoria. Battaglie dei comitati, ritrovamenti archeologici hanno risolto i problemi e non si è costruito niente lasciando agli utenti la fruizione del parco.
Per il “Pratone” forse non sarà così ma ci sarà bisogno dell’attenzione di tutto il quartiere per fare in modo che Torre Spaccata possa diventare ancora di più un isola verde invece che un appendice squallida della periferia .
Per quanto riguarda il problema del campo rom sicuramente l‘VIII Municipio rispetto ad altri municipi ha dato. Ma da cristiano e da volontario che ha avuto la fortuna di conoscere don Luigi Di Liegro penso che il problema si basa sempre su un patto che spesso non viene rispettato: se il campo non provoca problemi non ho problemi, se c’è invece qualcuno che sbaglia (e parlo di sbagli gravi) l’allontanamento è d’obbligo perché inquina la comunità. Se invece è la comunità che sbaglia, il patto decade sempre pensando a chi (e ce ne sono) prova a continuare una vita dignitosa anche in un campo rom.
Questo è valido anche con la criminalità locale (ma che a differenza dei rom non è stanziale).
Questo te lo posso dire perché è difficile proteggere dai rambo razzisti alcune persone che si mettono in condizione di non essere protetti (macchine rubate, furti fatti fare a bambini sotto la minore età,…) rovinando una parte della comunità che molto spesso ha paura dei delinquenti per le eventuali ritorsioni.
Don Luigi diceva che dovevamo essere servitori e non servi e queste parole sono oggi ancora più attuali.
Marco

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