Il nome della zona è dato da una torre diroccata che si affaccia su via di Torre Spaccata, al confine sud del nostro quartiere, ora non più visibile a causa della costruzione di abitazioni e di un grande parcheggio.
Ma c'è un problema non irrilevante riguardo al nome.
Per il Comune di Roma la zona è denominata "Quartiere Don Bosco", perchè era il nome prima del nuovo insediamento urbano, che si è subito cominciato a chiamare Torre Spaccata, sia per distinguersi da Don Bosco (che è troppo distante), sia ovviamente per il nome della strada che delimitava parte dei confini. Tanto è vero che questa nuova denominazione appare già nel documento di erezione della Parrocchia («vulgo dicta "Torrespaccata"»), ma soprattutto è stata recepita anche dal C.A.P. che al numero 00169 fa risultare la zona di TORRE SPACCATA.
Nelle mappe di "Tutto Città" e del Comune appare con il nome Torre Spaccata un'altra zona periferica tra via Tor Tre Teste, via di Casa Calda e il G.R.A. e nessuno ha pensato di apportare questa modifica, tanto è vero che se si va all'Ufficio Toponomastica a chiedere la pianta di Torre Spaccata, non gli daranno la nostra zona ma quella di Tor Tre Teste.
Il primo nucleo del quartiere di TORRE SPACCATA fu inaugurato il 15 agosto 1961 grazie all´attuazione del cosiddetto "Piano Fanfani" dell´INA-CASA.
Il quartiere, una vasta zona della periferia est di Roma, si estende a ventaglio, un chilometro e mezzo dentro il Grande Raccordo Anulare (uscita 18), ed è delimitato a Nord dal viale Palmiro Togliatti, ad Est dalla via Casilina, a Sud da via di Torre Spaccata e ad ovest dalle vie Roberto Fancelli e Pietro Sommariva.
Progettato e realizzato come un "quartiere residenziale popolare" da contrapporre all'abusivismo dilagante della periferia, per dare alla gente del ceto medio un quartiere abitabile, dignitoso, pensato con validi criteri urbanistici.
Per questo motivo si è dato ampio spazio al verde, abbondante lungo le strade e nei cortili (solo nella zona di pertinenza della nostra Parrocchia si contano 66 cortili) e si è cercato di non superare i 3 - 4 piani nelle costruzioni, mentre tutti gli ingressi danno generalmente all´interno dei cortili stessi e non sulle strade.
Si era tentata anche l'idea di piccoli "centri commerciali" diffusi per il quartiere per evitare i negozi al piano terra delle abitazioni, ma purtroppo l'idea (veramente innovativa, a quel tempo) non ha funzionato perchè i commercianti non si sono fidati troppo di questo esperimento e tutti i locali pensati per questo uso sono stati, in seguito, occupati e trasformati in abitazioni, con la grave conseguenza di aver trasformato quello che doveva essere un quartiere "modello" in un quartiere "dormitorio" in quanto oltre a questo mancato sviluppo del commercio, dopo l'inaugurazione, sono venuti a mancare anche altri servizi previsti, come la sala cinematografica, i campi sportivi, ecc... mentre fin dall'inizio (ed è stato un grave errore urbanistico) non si è pensato ad una vera piazza, che si è realizzata solo nel 2005 in un altro quadrante del quartiere.
Tutte le strade del quartiere sono intitolate a personaggi che hanno legato il loro nome alla cultura romana (riassunti appunto nel viale dei Romanisti... che non sono ovviamente i tifosi della Roma!): poeti romaneschi come Adone Finardi, Giuseppe Berneri, Alessandro Barbosi, Camillo Peresio, Pietro Sommaria o personaggi della cultura popolare di Roma come Rugantino e il Sor Capanna.
A proposito di viale dei Romanisti, una strada a doppia corsia che taglia a metà il quartiere, non possiamo dimenticare che è stato ed è tuttora, teatro di numerosi incidenti; a nulla sono valse le continue denuncie e manifestazioni per la sua messa in sicurezza: purtroppo è puntellato da numerose lapidi messe lungo le aiuole spartitraffico a testimonianza dei numerosi incidenti mortali.
Infine la popolazione: i nuclei origani erano quasi tutti immigrati del centro sud, di ceto medio impiegatizio (ferrovieri, impiegati statali, appartenenti alle Forze Armate), generalmente con un solo stipendio, le donne essenzialmente casalinghe e numerosi figli a carico. Ma questa prima generazione, insediatasi nel 1961, sta ormai scomparendo, per raggiunti limiti di età, lasciando il posto ad una seconda (e, a volte, anche terza) generazione, di livello culturale senz'altro più alto, con la caratteristica di coppie dove lavorano entrambe i coniugi e con un minor numero di figli. Infatti al numero quasi stabile di 3.200 famiglie di cui è composta la nostra Parrocchia, corrispondono oggi circa 10.000 persone (poco più di tre a famiglia) contro i 15/16.000 abitanti dei tempi passati (circa 5 persone a famiglia).
Link:
[esterno] sito dell'Direzione Generale per l'Architettura e l'Arte Contemporanee del MBAC, dove si trova un ricco dossier sul piano INA Casa 1949-1963 a Roma