particolare della vetrata dell'abside della parrocchia foto del papa Giovanni Paolo secondo che incorona la statua della Madonna "La Parrocchia è una casa di fratelli, resa accogliente dalla Carità"
Giovanni Paolo II alla Comunità di Torre Spaccata

Diocesi di Roma
S. MARIA REGINA MUNDI
Padri Carmelitani della Provincia Italiana
[sei in: CULTURA/primo piano]

PRIMO PIANO: un argomento per discutere e confrontarsi nel FORUM parrocchiale
QUALE SPIRITO DI SERVIZIO E DI VOLONTARIATO ESPRIME LA PARROCCHIA

logo caritasCari amici,
anche questa estate la Parrocchia, e in particolare il Centro d’Ascolto della Caritas e per esso il Centro di Accoglienza della nostra Associazione “Camminare Insieme”, non ha chiuso per ferie, anzi hanno vigilato ed hanno continuato a lavorare, con più lena e con particolare attenzione alle sempre pressanti necessità dell'ascolto e dell'attenzione ai più sfortunati, con i propri operatori, con i propri volontari.

Il nuovo anno pastorale è alle porte, ed il tema conduttore, che ci dovrà tenere impegnati, sarà: “La Carità non avrà mai fine”. Questo mi ha fatto ritornare indietro con la memoria e mi ha fatto riflettere: stiamo lavorando bene? Perché dopo tanti anni bisogna, quasi, ricominciare sempre da capo? Quante cose belle abbiamo realizzato, ma quante sono state delle occasioni perdute?

Molti non hanno memoria di quanto si è fatto nel tempo, ossia dal 1989, anno in cui fu fondato il Centro d’Ascolto, con la firma “storica” di don Luigi Di Liegro e degli operatori di allora. Sembravamo degli scolaretti: c’era Attilio, Antonio, Maurizio, Vincenzo..…
Quanti ricordi, iniziative, incontri, corsi… Un impegno in prima linea e di grande responsabilità!
I primi approcci, i primi progetti: il “Gruppo” del CEIS, l’animazione e la presenza alle celebrazioni domenicali, la partecipazione al Sinodo Romano (una esperienza indimenticabile), la prima lettura del territorio che coinvolgeva l’intera comunità, la scelta di costituire un’associazione di volontariato (CAMMINARE INSIEME by p. Lucio), dove circa 45 persone si sono qualificate e hanno sottoscritto l’impegno di condivisione, di scelta pastorale, l’impegno di servizio verso gli ultimi, i più bisognosi… e quanti volontari (anche esterni alla nostra comunità) sono passati da noi, e con noi hanno condiviso molte gioie e difficoltà, molte esperienze e progetti, come la incomparabile e stupenda esperienza della Bosnia.
Missione che abbiamo espletato, coinvolgendo l’intera comunità Parrocchiale, con 35 volontari, che si sono avvicendati nelle missioni, centinaia di persone, famiglie, che si sono impegnate e rese disponibili, a portare anche un chilo di zucchero.
Bene, abbiamo assistito per 12 mesi 45 famiglie bosniache ed abbiamo ospitato bambini offesi dalla guerra. Chi non dimentica quella bellissima esperienza dell’incontro festoso con i 15 bambini della ex Jugoslavia?
Tutta la comunità si è prodigata ed in modo festoso, catechisti, bambini del catechismo, giovani dell’oratorio, dei Piccoli Cantori, famiglie, che hanno festeggiato, giocato. Nell’incontro di pallone, anche se molti avevano le stampelle, non si distinguevano, con i nostri ragazzi dell’oratorio.
Insomma, era una comunità accogliente, festosa, una comunità d’amore. E perché dimenticare il primo Centro di Accoglienza, a Roma, per bambini Rom. In tale occasione, ove ci siamo recintati, ma abbiamo dato una bellissima esperienza, di solidarietà, abbiamo accolto circa 200 persone. Quanti lo ricordano, anno 1993, mese di giugno.

Molti volontari provenivano dai corsi Diocesani, dove il sottoscritto era un animatore, un relatore, un insegnante, un testimone. Molti nostri giovani si sono impegnati. Era un bel gruppo di circa 40 persone.
Ciò, a distanza di anni deve ancora far riflettere, perché oggi, tanta poca attenzione da parte dei nostri parrocchiani? Perché oggi assistiamo ad un calo di interesse? Di Impegno sociale, di servizio verso gli ultimi?
C’erano anche i nostri giovani, ma c’erano tanti volontari che ci facevano sentire il respiro della Diocesi… Tutti a conoscere Don Luigi e la Mensa di Colle Oppio: un anno toccammo il record di volontari, tra quelli della nostra Parrocchia e qualche amico delle Parrocchie vicine: 250 volontari; eravamo la prima Parrocchia romana in assoluto, come presenze!
Quanti senzatetto, quanta povera gente, quante persone disperate abbiamo incontrato…E per tutti c’era un caloroso sorriso e tanto amore.

Fummo la prima parrocchia romana ad avere uno Statuto della Caritas Parrocchiale (molto “gettonato” nelle Parrocchie Carmelitane), approvato nel 1992 dal Consiglio Pastorale Parrocchiale. P. Lucio, lo propagandava con molto entusiasmo, negli incontri con le varie Comunità Carmelitane, sparse per l’Italia.
Poi a seguire nel febbraio 1994, con Don Luigi Di Liegro, dedicammo il nostro Centro di Ascolto al Ven. Angelo Paoli. Beh…Credo che di strada ne abbiamo fatta!
Di tempo ne è passato, di impegni ne abbiamo portati avanti e concreti. Una parte di storia della nostra Comunità l’abbiamo tracciata.

Ad oggi, dopo tredici anni, molta gente (non solo di Torre Spaccata), ha bussato alla nostra porta di via Giggi Pizzirani, 25 sul Parco Mancini, dove ha sede l’Associazione “Camminare Insieme”- Organizzazione di Volontariato.
Ad oggi, abbiamo raggiunto il numero di circa 30.000 persone (tecnicamente li chiamiamo utenti).
Ad ognuno di loro abbiamo dato speranza, accoglienza, sorriso, aiuto, sostegno economico, invio in strutture ricettive, sostegno psicologico, sostegno lavorativo, invio in comunità di accoglienza, assistenza legale.
Quanti sanno, che la nostra virtù è l’ospitalità, l’accoglienza. In virtù di questa nostra missione, (definita da un ampio progetto approvato dal Vicariato e presentato alla Regione Lazio),  abbiamo ospitato sino ad oggi e per brevi periodi, 43 persone in disagio economico, per violenza, per sfruttamento, per mancanza di alloggio, anziani buttati fuori casa… E tutto sempre confidando nella Provvidenza e nei pochi, pochissimi, che credono in noi, ci danno speranza, ed a quanti ancora e si impegnano, senza sosta, mettendo la loro vita da anni al nostro servizio e senza interruzioni.

Ma quanto di tutto ciò ha veramente coinvolto e interessato la nostra comunità parrocchiale?
Quante volte ci si è ‘trincerati’ dietro il proprio gruppo pensando che “c’erano quelli che dovevano pensarci”…E la nostra coscienza è pulita, felice di esserne fuori.
Paolo VI nella sua visita pastorale, fatta nella nostra Parrocchia, disse che la Comunità è dove tutto si condivide tra fratelli!
Per questo dobbiamo interrogarci su che tipo di chiesa siamo diventati.
La chiesa è fuori, in mezzo alla gente che si aspetta un qualcuno diverso, sensibile, aperto, amorevole, disponibile, che si prodiga per correre incontro all’altro.
Noi ci accontentiamo di dare viveri e vestiario… abbiamo fatto la nostra parte e la coscienza è a posto e tutti si sentono in pace.
E quanti “Gesù Cristo” abbiamo mandato via, perché non l’abbiamo riconosciuto e magari lo abbiamo trattato male, perché era strano… Ma qualcuno ha detto che saremo chiamati a dare conto della mancanza di interventi, di non aver dato da bere agli assetati, di non aver accolto i diseredati, di non averli aiutati a risolvere i loro problemi.

E le domande si accavallano: non basta un nuovo sito web per rinnovare il volto della parrocchia? Esso, ci può aiutare nella nostra attività di servizio? Può essere di stimolo per i giovani, di sostegno per gli anziani soli, di progettazione per le tante piaghe sociali, di denuncia per l’assenza di servizi…?
Ma non può supplire al nostro disinteresse, alla nostra tiepida testimonianza, alla mancanza di attenzione per gli ultimi!
Dobbiamo tornare ad essere attenti agli accadimenti del nostro territorio. A riconoscere i mali che affliggono la nostra gente, la nostra comunità. Ad essere un’antenna sul nostro  territorio.

E non basta neanche dire che “adesso c’è il Comitato di Quartiere”…la panacea di tutti i problemi irrisolti!
In collaborazione con esso stiamo, ad esempio, collaborando alla progettazione ed alla nuova sistemazione del Parco Mancini. Ma come trovare soluzioni all’uso ‘incredibile’ che fanno molti giovani  che lo frequentano e ci scorazzano dentro con le loro moto fino a tarda sera facendo gimcane e schiamazzi. Non si tratta solo di chiuderlo, si tratta di gestirlo, di sorvegliarlo, di controllarlo per poterlo rendere fruibile, in sicurezza, da parte di tutti. Certo, potremmo impegnarci tutti insieme, e con l’aiuto della Caritas Diocesana, a partecipare ad un gruppo di Animazione giovanile, per dialogare con loro, per sentire le loro necessità, i loro problemi, il loro vissuto. Un corso, è prossimo a partire.
E, inoltre, la sicurezza di viale dei Romanisti, il trasposto pubblico… ma sono convinto che questi problemi avranno presto una soluzione. La nostra Parrocchia è anche in prima linea e sta utilizzando le proprie risorse, per molte situazioni, come la messa a dimora delle panchine di sosta ATAC, approvata.
 
Volevo concludere la mia riflessione tornando a don Luigi Di Liegro: per chi ha avuto, come me, il piacere, l’onore, la gioia di essergli accanto, racchiudeva l’essenza del buon Samaritano, che si prendeva cura del derelitto, senza nome né patria; era il prete, testimone della fede cristiana, che sapeva coniugare il servizio presbiterale con quello laicale, lo faceva da uomo e da prete “unico”.
Ma quanti Di Liegro dovrebbero nascere? 
Cosa vuol dire, fare del volontariato?
Cosa è il dono di sè?
Cosa vuol dire “impegno sociale e politico del cristiano”?
Cosa dice il Titolo V e per esso l’art. 118 della nostra Costituzione?
Cosa significa sussidiarietà?
Quanto di tutto ciò interessa il cristiano, la Chiesa?
Don Luigi l’aveva capito, compreso, testimoniato.  Morì a Milano, dopo un controllo sotto sforzo; l’avevo sentito la sera prima ed avevo percepito che era l’ultima sera che l’avrei rivisto. Giorni addietro, c’eravamo visti, e come sempre, mi aveva confortato e stimolato a continuare nell’impegno nella Caritas e nel territorio. Lo ricordo ancora con un senso di commozione, che ancora adesso mi attanaglia. Ebbene, a distanza di una settimana, doveva esserci il consueto incontro annuale al Don Orione sugli immigrati. Sul volantino c’era il suo nome. Mi coricai e cercai di dormire. La mattina, alle prime ore dell’alba di un giorno di ottobre, improvvisamente, mi venne in sogno (difficilmente ricordo i sogni): don Luigi scendeva sorridente, dalle strette scale di Piazza Poli (la sua casa), mi passava accanto, ed attraversava un passaggio bloccato da grate, vi passava attraverso e sempre sorridente ne riusciva, portando con sè una persona per mano.
Un bellissimo ricordo, che non potrò dimenticare mai.

Pace e bene a tutti
Vincenzo Fiermonte

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