particolare della vetrata dell'abside della parrocchia foto del papa Giovanni Paolo secondo che incorona la statua della Madonna "La Parrocchia è una casa di fratelli, resa accogliente dalla Carità"
Giovanni Paolo II alla Comunità di Torre Spaccata

Diocesi di Roma
S. MARIA REGINA MUNDI
Padri Carmelitani della Provincia Italiana
[sei in: CULTURA/primo piano]

PRIMO PIANO: un argomento per discutere e confrontarsi nel FORUM parrocchiale
La mancata visita del Papa all’Università di Roma. E noi?

fotoIl 17 gennaio scorso all’Università di Roma, La Sapienza, si inaugura l’anno accademico.
Il Rettore dell’Università ha invitato Papa Benedetto XVI a partecipare e a tenere un intervento.
Alcuni docenti e alcuni gruppi di studenti contestano la visita del Pontefice. Le proteste e il timore che le manifestazioni previste durante la visita possano degenerare in violenze, con rischio di incolumità per le persone, inducono Benedetto XVI a rinunciare alla visita.

Per la Conferenza dei vescovi italiani il Papa è stato «oggetto di un gravissimo rifiuto che manifesta intolleranza antidemocratica e chiusura culturale. Tanto più che la visita del Santo Padre era una cordiale risposta a un invito espresso dagli organi responsabili dell'università, ma reso inefficace dalla violenza ideologica e rissosa di pochi».

Su quesi fatti un nostro visitatore ci ha scritto un suo commento e una sua riflessione.
Vi invitiamo a leggere l'intervento e a mandarci le vostre opinioni.

messaggio del 28 gennaio 2008:

Ora che i clamori di tutti i mass media si sono affievoliti, vorrei proporre una riflessioni a noi tutti che frequentiamo direttamente o tramite web la parrocchia.
Mi sembra che la nostra comunità non ha sentito in modo particolare quanto avvenuto presso l'Università “La Sapienza” per il preannunciato intervento del Papa, ma soprattutto non mi sono accorto, se c'è stato è solamente mia negligenza, di una qualsiasi adesione alla proposta del Cardinale Ruini e conseguentemente un coinvolgimento di tutta la Comunità.
Ritengo che quanto si è verificato nei confronti del Papa e dei cristiani non può rimanere relegato al solo mondo dell'Università.
Vi ringrazio per l'attenzione e un fraterno saluto a tutti.
Pino Matano

messaggio del 4 febbraio 2008:

Caro Pino,
io in piazza S. Pietro c'ero, come singolo, come romano e come “spirito libero”.
Mi ha dato fastidio incontrarci Borghezio, ma ognuno è libero di fare ciò che vuole.
C'ero in S. Pietro perché ero indignato che una minoranza (inferiore a quella dei cattolici praticanti) solo perché strilla di più possa impedire a chiunque di dire la sua.
Ciao
Roberto Guidi

messaggio del 4 febbraio 2008:

Mando anch’io il mio contributo per il Forum.
Anzitutto rispondo alla interrogazione di Pino “che cosa ha fatto la parrocchia a proposito della mancata visita del Papa all'Università La Sapienza di Roma?”.
Ne abbiamo parlato e abbiamo preso posizione durante il Consiglio Pastorale Parrocchiale di venerdì 18 gennaio u.s. (cfr. verbale), decidendo di inviare una lettera [pdf 6KB] di solidarietà al S. Padre in quanto il Consiglio Pastorale Parrocchiale è la sede più qualificata per gli interventi che il Parroco fa a nome della parrocchia.
Inoltre almeno due volte, personalmente, ho parlato del problema durante le omelie domenicali ed ho invitato i fedeli, durante la S. Messa di sabato sera 19 gennaio e della domenica seguente (alle ore 10, perchè alle 11,30 non c'ero) a recarsi a S. Pietro per esprimere la solidarietà e l'affetto al S. Padre.
Questo per quanto riguarda la nostra parrocchia.
Ma la mia domanda è un'altra: dove stavano tutte le altre migliaia (credo oltre 5.000) di professori (esclusi i 68 firmatari) e le centinaia di migliaia (esclusi quel centinaio che protestava) di studenti, specialmente Comunione e Liberazione, appena è sorta la protesta contro il Papa?
Hanno tutti brillato per il loro “silenzio assordante”!
Io sono convinto che se SUBITO (e non per comodo, a scoppio ritardato) si fossero levate voci di
solidarietà, il Papa sarebbe andato alla Sapienza. Per questo ho ritenuto ridicola la presenza e gli striscioni di CL in piazza S. Pietro.
E' all'Università che dovevano far sentire la loro voce. Era quella la sede naturale per gli studenti per far conoscere la loro opinione.
Anche io aggiungo che – forse per mia negligenza – non mi sono accorto di voci discordanti e comunque mi sembra che la stampa nazionale e le TV non ne abbiano parlato.
P. Lucio

P.S. dopo questo messaggio di p. Lucio ci è giunta la risposta [pdf 80KB] della Segreteria di Stato Vaticana alla lettera inviata.

messaggio del 9 febbraio 2008:

Gentilissimo Pino,
credo che hai molte ragioni per dire che la comunità è stata insensibile all’evento, di grande rilievo mediatico, tranne l’invito di P. Lucio.
Forse noi tutti non ci rendiamo conto di quanto la nostra fede, la nostra testimonianza sia in gioco, come anche i nostri valori cristiani. Forse potevamo accendere un dibattito, una più ampia riflessione, anche in comunità, per dare scopo e ragione alla nostra testimonianza. Sempre più mi sembra di vedere un arretramento della nostra linea d’azione, del dare voce ai nostri principi, trincerandoci sempre di più dietro la nostra stanchezza.
Certo, sarebbe stato bello contrapporre in quella occasione una contro-manifestazione pacifica sulla presa di posizione di alcuni professori e della minoranza studentesca, che ci hanno procurato una gogna mediatica universale ed anche io rifletto, ma dove erano tutti gli studenti cosiddetti cattolici? Poi, per quanto riguarda la mancanza di una specifica presa di posizione della nostra comunità, forse ci voleva una spintarella, per farla scoccare. Sarebbe bastata una veglia di preghiera per il Papa. Forse la nostra comunità, e lo dico in generale, avrebbe bisogno di un certo risveglio, di un impegno maggiore di testimonianza vera e concreta. L’ho riscontrato con altre riflessioni cadute nel vuoto; una comunità stanca, in molti ambiti, come la concretezza nel servizio verso il prossimo.
 Il S. Padre ricorda il possibile nichilismo, l’indifferenza che alimenta il nostro presente, ed il perbenismo di molti. Basta star bene per sè e per il piccolo gruppo, alimentando così l’isolamento dalla comunità. Essere una vera comunità di intenti e di vera fratellanza comporta il coniugare il nostro “io con il noi”, un concetto astratto come l’UMILTÀ’, ma che è pregnante ed essenziale nel concetto di una vera comunità.
Infatti si nota qua e là una moltiplicazione di impegni isolati. Molti i gruppi, ma poca comunione di intenti, ossia il mettere insieme risorse, competenze, ingegno, carismi, buona volontà, per svolgere azioni ed impegni di più ampia portata e responsabilità, come il prendere posizione contro la negazione della verità. Ma quanti studenti abbiamo in comunità? Perché non incontrarli e parlare con loro di quanto è accaduto, leggendo con loro la lettera del S. Padre, magari con illustri personaggi della nostra Diocesi?
Certo, non basta l’ora della domenica, ma un corale impegno verso il prossimo, verso una rinascita di zelo, verso una vera testimonianza cristiana, che vuol dire impegno verso la comunità e quindi verso il prossimo e noi stessi. Ed allora vien d’obbligo il domandarsi se sappiamo ancora guardare lontano. Spero allora che molti di voi si siano posti o si pongano questa domanda. Forse retorica, ma semplice e molto efficace, perché mette a nudo non solo una mancanza di passione, di slancio, ma anche una povertà di pensiero, posta poi nel rituale stanco di ogni inizio d’anno.  E’ ora quindi, di riprendere a guardare lontano, oltre i nostri orizzonti offuscati. Tracciamo quindi un percorso, ma con slancio e senza ripensamenti.
E’ tempo di un vero impegno, sociale e politico,  perché, se non c’è amore per il presente, è davvero impensabile che ci possa essere amore per il futuro. Amare il presente, significa, per esempio, lasciarsene sorprendere. Non soffocare gli indizi che la realtà continuamente lancia al nostro cervello e al nostro cuore. Non seppellirli sotto il guscio degli “a priori”, per quanto questi a priori garantiscano buone rendite di potere e decorosa tranquillità di coscienza.
Un esempio: “l’a priori” secondo cui la modernizzazione spinta della società produrrebbe ricchezza, e quindi benessere, e quindi un futuro migliore, è un teorema che fa acqua da tutte le parti. Una scelta e una proposta, molto controcorrente è un tempo da dedicare all’impegno SOCIALE e civile, al volontariato, al “Dono di Se”, convinti che, per la crescita e la formazione delle nuove generazioni, un tempo di vita da destinare agli altri è una proposta che ci aiuta a “guardare lontano”. Ma chi ha la forza intellettuale e morale di dimostrare ai giovani, ed a tutti noi, che qualche ora, o qualche mese dedicato a “servire gli altri” è utile e formativo quanto e più di un master?
Il dibattito è aperto ed invito tutti ad una ampia riflessione e partecipazione, nel tentativo di risvegliare le coscienze assopite, sia di molti giovani, che di meno giovani, che un tempo brillavano per assiduità nel servizio.
A noi si chiede di essere quella linfa vitale e propulsiva, capace di innervare ogni buona azione sociale e costruire ponti e relazioni ove ciò è reso difficile dalla mancanza di valori e di rispetto dell’uomo.
Molti buoni pensieri sono però lastricati di buoni sentimenti, ma questi, se poi non sono resi praticabili da azioni positive e concrete, possono essere dannosi anche per noi stessi.
Diamo quindi slancio e concretezza a tutto ciò e tracciamo una rotta, un percorso, un punto di arrivo, affinché ci sia piena e convinta assonanza di impegno sociale per il risveglio di una concreta comunità d’intenti e d’amore verso noi stessi e verso il nostro prossimo.
Con sincera stima.
Vincenzo Fiermonte
Direttore della Caritas Parrocchiale

….fede, speranza e carità; ma di tutte la più grande è la carità! Prima verso noi stessi e poi, riversiamola sul nostro prossimo e sulla nostra comunità…

messaggio del'11 febbraio 2008:

Ho la vaga impressione che la stessa cosa non si sarebbe potuta verificare se l'invito fosse stato rivolto a Giovanni Paolo II.
In quel caso probabilmente "tutti" si sarebbero espressi a favore di una visita del "SANTO" Padre ad una Istituzione Pubblica che forma i giovani... In fondo il Papa non è solo il RAPPRESENTANTE DELLA CHIESA CATTOLICA, o la persona che POSSIEDE LA VERITA' DI FEDE, nè solo il simbolo eterno del POTERE SPIRITUALE... E' una PERSONA!
Ha qualcosa da dire a prescindere da quello che rappresenta, qualcosa che può scaturire dalle sue doti di uomo, dai suoi pensieri di uomo.
Non sono però sicura se quello che mi appare come un mutato atteggiamento nei confronti di Papa Benedetto XVI sia dovuto ad una sua scarsa "mediaticità" oppure al fatto che noi poveri cattolici ci siamo talmente affezionati al Papa precedente da essere un pochino distratti o forse noncuranti su quanto sta succedendo ora, nel presente.
Certo, io parlo soprattutto per me ed analizzo in primis i miei sentimenti... Ma pensateci anche voi e magari fatemi sapere se pensate che sia solo una mia impressione.
Rita Bastoni

messaggio del 5 marzo 2008:

Sono d’accordo con Rita quando ipotizza che il nostro mancato coinvolgimento alla reazione sia dovuto, almeno in parte, alla differente percezione che abbiamo nei confronti di Papa Benedetto XVI rispetto al suo Predecessore.
In effetti penso anch’io che un evento come quello verificatosi alla Sapienza, difficilmente sarebbe potuto accadere se il pontefice fosse stato Giovanni Paolo II…
Nonostante tutto questo può essere utile per una riflessione e un’autocritica costruttiva.
Come cristiano adulto sono chiamato a crescere nella fede e a smettere di cercare in ogni occasione la carica emotiva che “scalda il cuore” e trascina le folle: importante è guardare e saper cogliere il cuore dei messaggi che mi vengono donati, indipendentemente dal carisma e dalla mediaticità di chi li pronuncia.
L’ottavo comandamento (Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo) mi chiama in causa ogni volta che manco nel testimoniare Nostro Signore: questo è l’unico modo di testimoniare una cosa vera! Quindi se non mi comprometto dichiarando, in ogni momento e in ogni ambito in cui il Signore mi pone, il mio essere cristiano vengo meno alla mia vocazione e commetto falsa testimonianza.
Forse mi preoccupo della mia reputazione e da come potrebbero cambiare i rapporti con i miei colleghi di lavoro se inizio a testimoniare le meraviglie che il Signore ha operato nella mia vita? Forse. O forse mi preoccupa il fatto che la testimonianza debba poi tradursi in fatti concreti, attraverso i quali chi mi guarda possa riconoscermi come “cristiano”.
L’amore al nemico, il perdono e l’umiltà dovrei praticarli anche nei confronti di chi lavora con me, di chi mi taglia la strada nel traffico e di chi mi passa avanti in una delle tante code che ogni giorno sono chiamato a fare: questo mi dà la misura di quanto posso definirmi cristiano!
Anch’io ho mancato di solidarietà con il Pontefice in questa occasione, così come manco di solidarietà ogni qualvolta mi giro dall’altra parte davanti a situazioni scomode in cui dovrei avere il coraggio di compromettermi.
Ma a tutto questo c’è un rimedio?
Si, e il tempo di quaresima mi viene in aiuto: il rimedio è la preghiera!
Se guardo alla mia giornata tipo mi accorgo che il tempo che dedico alla preghiera è scarsissimo, a volte assente.
Come posso resistere ai messaggi che continuamente mi vengono proposti dal mondo “laico” (televisione, giornali, cartelloni pubblicitari) se non attingo alla fonte della mia fede?
Qui potrebbero trovare rimedio anche i mali stigmatizzati nell’intervento di Vincenzo!
Quindi ben vengano le iniziative a favore di una maggiore presenza della preghiera nella mia giornata, come i tre giorni di esercizi spirituali proposti dalla Parrocchia la scorsa settimana.
Se poi riuscirò a condire questo tempo di preghiera con opere di carità e impegno, sicuramente potrò cominciare a riscoprire la mia identità cristiana e sarò pronto a difenderla ogni volta che la sento minacciata, perché non sarà solo una identità di facciata e di consuetudine ma una appartenenza a un corpo unico a cui sento di essere legato indissolubilmente: la Chiesa!
La pace!
Marco Mancini

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