particolare della vetrata dell'abside della parrocchia foto del papa Giovanni Paolo secondo che incorona la statua della Madonna "La Parrocchia è una casa di fratelli, resa accogliente dalla Carità"
Giovanni Paolo II alla Comunità di Torre Spaccata

Diocesi di Roma
S. MARIA REGINA MUNDI
Padri Carmelitani della Provincia Italiana
[sei in: CULTURA/primo piano]

PRIMO PIANO: un argomento per discutere e confrontarsi nel FORUM parrocchiale
DI COSA HANNO BISOGNO LE FAMIGLIE?

foto famigliaIV parte: LA FAMIGLIA E IL REGNO

Dal Catechismo:
I vincoli familiari, sebbene importanti, non sono però assoluti.
Quanto più il figlio cresce verso la propria maturità e autonomia umane e spirituali, tanto più la sua specifica vocazione, che viene da Dio, si fa chiara e forte.
I genitori rispetteranno tale chiamata e favoriranno la risposta dei propri figli a seguirla. E' necessario convincersi che la prima vocazione del cristiano è di seguire Gesù : [cfr Mt 16, 25 (“Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.”)] “Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me” (Mt 10, 37 ).

Diventare discepolo di Gesù significa accettare l'invito ad appartenere alla famiglia di Dio, a condurre una vita conforme al suo modo di vivere: “Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12, 49).
I genitori accoglieranno e rispetteranno con gioia e rendimento di grazie la chiamata rivolta dal Signore a uno dei figli a seguirlo nella verginità per il Regno, nella vita consacrata o nel ministero sacerdotale.

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Giovanni Paolo II, lettera per la XXXII Giornata Mondiale per le vocazioni “Famiglia, educazione e vocazione”:
"QUESTO MISTERO È GRANDE" (EF 5,32).
Nonostante i profondi mutamenti storici, la famiglia resta la più completa e più ricca scuola di umanità, nella quale si vive l'esperienza più significativa dell'amore gratuito, della fedeltà, del rispetto reciproco e della difesa della vita.
Suo compito peculiare è quello di custodire e trasmettere, mediante l'educazione dei figli, virtù e valori, in modo da edificare e promuovere il bene dei singoli e della comunità. Questa medesima responsabilità coinvolge, a maggior ragione, la famiglia cristiana per il fatto che i suoi membri, già consacrati e santificati in virtù del Battesimo, sono chiamati ad una particolare vocazione apostolica dal sacramento del Matrimonio (cfr. Familiaris Consortio, 52,54).
La famiglia, nella misura in cui prende coscienza di questa sua singolare vocazione e vi corrisponde, diventa una comunità di santificazione nella quale s'impara a vivere la mitezza, la giustizia, la misericordia, la castità, la pace, la purezza del cuore (cfr. Ef 4,1-4; Familiaris Consortio, 21); diventa, in altre parole, ciò che Giovanni Crisostomo chiama "chiesa domestica", cioè luogo in cui Gesù Cristo vive ed opera per la salvezza degli uomini e per la crescita del Regno di Dio. I suoi membri, chiamati alla fede e alla vita eterna, sono "partecipi della natura divina" (2Pt 1,4), si alimentano alla mensa della Parola di Dio e dei Sacramenti e si esprimono in quel modo evangelico di pensare e di agire che li apre alla vita della santità sulla terra e della felicità eterna nel Cielo (cfr. Ef 1,4-5).
I genitori cristiani, fin dalla prima età dei loro figli, manifestando ad essi amorevole cura, comunicano loro, con l'esempio e le parole, un sincero e vissuto rapporto con Dio, fatto di amore, di fedeltà, di preghiera e di obbedienza (cfr. Lumen Gentium, 35; Apostolicam Actuositatem, 11). Essi, quindi, favoriscono la santità dei figli e rendono i loro cuori docili alla voce del Buon Pastore, che chiama ogni uomo a seguirlo e a cercare prima di tutto il Regno di Dio. Alla luce di questo orizzonte di grazia divina e di responsabilità umana, la famiglia può essere considerata come un "giardino" o come "primo seminario", in cui i semi di vocazione, che Dio sparge a piene mani, sono in condizione di sbocciare e di crescere fino alla piena maturazione (cfr. Optatam Totius, 2).

"NON CONFORMATEVI ALLA MENTALITÀ DI QUESTO MONDO" (RM 12,2).
Il compito dei genitori cristiani è quanto mai importante e delicato, perché essi sono chiamati a preparare, coltivare e difendere le vocazioni, che Dio suscita nella loro famiglia. Devono, quindi, arricchire se stessi e la loro famiglia di valori spirituali e morali, quali una religiosità convinta e profonda, una coscienza apostolica ed ecclesiale ed un'esatta concezione della vocazione.
Per ogni famiglia, in realtà, il passo decisivo da compiere è quello di accogliere il Signore Gesù come centro e modello di vita e, in Lui e con Lui, di prendere coscienza di essere luogo privilegiato per un'autentica crescita vocazionale.
La famiglia realizzerà tale compito, se sarà costante nell'impegno e se farà sempre conto sulla grazia di Dio; san Paolo, infatti, afferma che "è Dio che suscita... il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni" (Fil 2,13), e che "Colui che ha iniziato... quest'opera buona la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Signore".
Ma che cosa succede quando la famiglia si lascia coinvolgere dal consumismo, dall'edonismo e dal secolarismo, che turbano e ostacolano la realizzazione del piano di Dio? Com'è doloroso venire a conoscenza di vicende, purtroppo numerose, di famiglie travolte da simili fenomeni e dai loro effetti devastanti!
E' questa, senza dubbio, una delle preoccupazioni più vive della Comunità cristiana.
A pagare le conseguenze del diffuso disordine ideale e morale sono anzitutto le famiglie stesse; ma anche la Chiesa ne soffre, come ne risente l'intera società. Come possono i figli, resi moralmente orfani, senza educatori e senza modelli, crescere nella stima dei valori umani e cristiani? Come possono svilupparsi in tale clima quei germi di vocazione che lo Spirito Santo continua a deporre nel cuore delle giovani generazioni?
La forza e la stabilità del tessuto familiare cristiano rappresentano la condizione primaria per la crescita e la maturazione delle vocazioni sacre e costituiscono la risposta più pertinente alla crisi vocazionale: "Ogni Chiesa locale e, in termini più particolari, ogni Comunità parrocchiale - ho scritto nell'Esortazione Familiaris consortio - deve prendere più viva coscienza della grazia e della responsabilità che riceve dal Signore in ordine a promuovere la pastorale della famiglia. Ogni piano di pastorale organica, ad ogni livello, non deve mai prescindere dal prendere in considerazione la pastorale della famiglia" (n. 70).

"PREGATE DUNQUE IL PADRONE DELLA MESSE PERCHÉ MANDI OPERAI NELLA SUA MESSE" (MT 9,38).
La pastorale vocazionale trova il suo primo e naturale ambito nella famiglia.
I genitori, infatti, devono saper accogliere come grazia il dono che Dio fa loro chiamando uno dei figli al sacerdozio o alla vita religiosa.
Tale grazia va implorata nella preghiera e va accolta attivamente mediante una educazione che faccia percepire ai figli tutta la ricchezza e la gioia di consacrarsi a Dio. I genitori, che accolgono con senso di gratitudine e di letizia la chiamata di un loro figlio o di una loro figlia alla speciale consacrazione per il Regno dei cieli, ricevono un segno particolare della fecondità spirituale della loro unione, vedendola arricchita con l'esperienza dell'amore vissuto nel celibato e nella verginità.
Questi genitori scoprono con stupore che il dono del loro amore si è come moltiplicato, grazie alla vocazione sacra dei loro figli, al di là delle limitate dimensioni umane. Per formare le famiglie alla consapevolezza di questo importante aspetto della loro missione, è necessaria un'azione pastorale mirante a portare coniugi e genitori ad essere "testimoni e cooperatori della fecondità della Madre Chiesa, in segno e partecipazione di quell'amore col quale Cristo amò la sua sposa e si è donato per lei" (Lumen Gentium, 41).
La famiglia è il "vivaio" naturale delle vocazioni. La pastorale familiare, quindi, deve rivolgere una specialissima attenzione all'aspetto propriamente vocazionale del proprio impegno.

"CHI HA RESPONSABILITÀ NELLA COMUNITÀ DIMOSTRI CURA E DILIGENZA" (RM 12,8).
Procedere insieme dietro Cristo verso il Padre è il programma vocazionale più appropriato.
Se i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i Consacrati, i Missionari e i Laici impegnati si occuperanno della famiglia e intensificheranno forme di dialogo e di comune ricerca evangelica, la famiglia si arricchirà di quei valori che l'aiuteranno ad essere il primo "seminario" di vocazioni di speciale consacrazione.
I Presbiteri, diocesani e religiosi, abbiano a cuore le problematiche della vita familiare, per saper illuminare con l'annuncio della Parola di Dio gli sposi cristiani sulle loro responsabilità specifiche, in modo che essi, ben formati nella fede, sappiano accompagnare i figli, eventualmente chiamati, a donarsi a Dio senza riserve.
Tutte le persone consacrate, che sono particolarmente vicine e accette alle famiglie a motivo del loro servizio apostolico nelle scuole, negli ospedali, negli istituti assistenziali, nelle parrocchie, offrano gioiosa testimonianza del loro dono totale a Cristo e siano per gli sposi cristiani, con la vita secondo i voti di castità, povertà e obbedienza, segno e richiamo dei valori eterni.
La Comunità parrocchiale si senta responsabile di questa missione della famiglia e la sostenga con piani operativi a lungo termine, senza troppo preoccuparsi di risultati immediati.
Affido ai cristiani impegnati, ai catechisti, alle giovani coppie la catechesi nelle famiglie. Con il loro generoso e fedele servizio faranno gustare ai fanciulli la prima esperienza religiosa ed ecclesiale.
Il mio pensiero va in special modo ai venerati Fratelli nell'Episcopato, quali primi responsabili della promozione vocazionale, per raccomandar loro di porre ogni impegno affinché la cura delle vocazioni sia organicamente collegata con la pastorale familiare.

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