Quello che è successo la scorsa settimana è cosa nota: in un video che è stato diffuso su internet, il Presidente del Consiglio parlando ad alcuni simpatizzanti, si è lasciando andare, finendo per raccontare delle barzellette poco edificanti sugli ebrei e su Rosy Bindi, quest’ultima infarcita anche da una bestemmia.
Molti cattolici si sono sentiti offesi e sono rimasti quanto meno disorientati da alcune prese di posizione, tra questi anche Roberto, che ha scritto al Parroco.
Per cercare di dare una cornice alla vicenda abbiamo raccolto dalla Rete alcune dichiarazioni (ci scusiamo se ci fossero delle inesattezze).
L’Osservatore Romano ha scritto delle “deplorevoli battute che offendono il sentimento dei credenti e la memoria sacra dei sei milioni di vittime della Shoah” nel contesto delle “nuove tensioni e polemiche” che scuotono l'Italia. E cita l'appello “tristemente attuale” fatto dal presidente della C.E.I., Angelo Bagnasco (sul coerente impegno dei cattolici in politica, ndr.), aggiungendo: “Fa malinconia l'illusione di risultare spiritosi o più incisivi, quando a patire le conseguenze è tutto un costume generale”.
Più duro Avvenire il giornale dei Vescovi italiani, che in un editoriale del direttore Marco Tarquinio, titola: Barzelletta del premier con insopportabile bestemmia. Un più alto dovere di sobrietà e di rispetto.
“Si potrebbe ragionare all'infinito sullo strano timer che governa il "rilascio" mediatico - come se si trattasse di mangime per pesci o polli - di battute e gaffe "private" (o semi-pubbliche) del premier. E non sarebbe un ragionare strano o inutile. Ma il problema principale stavolta non è il timer. Il problema è il deposito di battute e gaffe (vere o presunte). Il problema è che dal deposito sia affiorata anche un'insopportabile bestemmia (anche se vecchia di mesi e mesi non è, purtroppo, meno tale)”.
Continua l’articolo: “C’è una cultura della battuta a ogni costo che ha preso piede e fa brutta la nostra politica. E su questo tanti dovrebbero tornare a riflettere. E farebbero bene a pensarci su davvero anche coloro che bestemmie di vario tipo e barzellette mediocri (tristemente dilaganti tra pseudo-satira e pseudo-cultura) non le sopportano solo quando spuntano sulla bocca di un avversario, meglio se di Silvio Berlusconi. Ma su ogni uomo delle istituzioni, su ogni ministro e a maggior ragione sul capo del governo grava, inesorabile, un più alto dovere di sobrietà e di rispetto. Per ciò che si rappresenta, per i sentimenti dei cittadini e per Colui che non va nominato invano.”
Ma ciò che più ci riguarda, che è il motivo – crediamo - della lettera che ci ha scritto Roberto - è stato l’intervento di Mons. Rino Fisichella (nella foto), presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, che a margine di un confronto tra Chiesa e politica, ha sminuito le polemiche sulla ‘presunta’ barzelletta: “Bisogna sempre in questi momenti saper contestualizzare le cose”, ha detto. “Certamente, non bisogna da un lato diminuire la nostra attenzione, quando siamo persone pubbliche, a non venir meno a quello che è il nostro linguaggio e la nostra condizione; dall'altra credo che in Italia dobbiamo essere capaci di non creare delle burrasche ogni giorno per strumentalizzare situazioni politiche che hanno già un loro valore piuttosto delicato. Ritengo anche che si debba fare di tutto per evitare il conflitto e dobbiamo quindi guardare a cose più importanti e sono convinto che anche i mezzi di comunicazione faranno la loro parte”.
Una prima risposta a questo intervento è venuta proprio da Rosy Bindi, tirata in ballo proprio dalla barzelletta di Berlusconi, che in una nota ha commentato: “Fin da piccola mi hanno insegnato a non pronunciare il nome del Signore invano. E’ una profonda, intima convinzione della mia fede, un segno di rispetto verso me stessa e gli altri e una regola di buona educazione. Sarò all’antica, ma mi amareggia profondamente e mi turba constatare che per un pastore della mia Chiesa (anche se voce isolata rispetto a quelle di altri pastori, di Avvenire e Famiglia Cristiana) ci sarebbero occasioni e circostanze nelle quali e’ possibile derogare anche dal secondo comandamento”. Ha proseguito: “Basta solo valutare il contesto per giustificare espressioni sguaiate, irriverenti e persino blasfeme – aggiunge – anch’io penso che contestualizzare fatti e parole sia importante: aiuta a interpretare meglio gli eventi, a capire le responsabilità, a distinguere tra azioni volontarie e involontarie, tra reato e peccato. La contestualizzazione e’ in fondo un esercizio di laicità ma potrebbe diventare relativismo. Se e’ così, c’e’ qualcosa di contraddittorio e profondamente diseducativo nel minimizzare la blasfemia del premier. - “Come si può condurre in modo credibile la battaglia contro il relativismo etico e la perdita di valori della nostra società se poi nel giudizio ci si ferma davanti alla soglia dei potenti? Ha senso invocare l’impegno di una nuova generazione di politici cattolici, chiamati a fare la giustizia e a dare il buon esempio nel servizio alla comunità, e poi autorizzare volgarità e bestemmie a seconda dei contesti? Non c’e’ giustizia se non e’ accompagnata da un po’ di onestà, di coerenza personale e per i credenti non c’e’ carità senza verità”. ”So bene quanto sia difficile l’azione pastorale dei nostri vescovi – conclude la Bindi - quanto complesso l’impegno di evangelizzazione e di formazione di una forte e libera coscienza cristiana. Ma non vorrei che questa fatica fosse vanificata da troppe frettolose contestualizzazioni”.
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Caro p. Lucio,
leggendo i giornali di quest’ultimo periodo mi permetto di suggerirti un nuovo argomento per il Primo Piano: la contestualizzazione.
Mio padre, ancora non abbastanza vecchio da pensare che la morte fosse vicina, aveva sempre delle remore di tipo religioso: quasi un’eresia.
Riteneva che non fosse giusto andare all’Inferno per una bestemmia perché diceva: “Io che sono toscano, magari per riprendere fiato, mi scappa una bestemmia, se muoio vado all’Inferno e chi si è comportato male una vita…all’ultimo si pente e si salva…
Hai voglia a spiegargli che la Carità, la Grazia…sarebbero intervenute per dargli tempo di salvarsi. Niente da fare…non gli andava giù!
Tutta colpa della mia scarsa cultura. Il peccato di superbia nel credere che l’uomo è in grado di offendere Dio bestemmiando, esiste solo se contestualizzato.
Averlo saputo prima avrei tranquillizzato mio padre dicendogli che - per un toscano - le bestemmie intercalate nel discorso sono ammesse.
Cari saluti
Roberto Guidi
Concordo pienamente con Rosy Bindi!
Come cattolico sono fortemente indignato che un alto prelato riesca a formulare una qualche giustificazione per questa imbarazzante performance del premier.
L'impressione che si è avuta anche sentendo quello che dice la gente in giro è quella di una doppia moralità, che alla fine quello che fanno i potenti è sempre giusto perchè trovano qualcuno che li giustifica.
Ma che esempio educativo è questo ?
Ho letto anche la risposta di mons. Fisichella alla Bindy, ve la riporto:
"Rosy Bindi senza conoscere il mio giudizio sulla barzelletta di Berlusconi e come agisco in queste situazioni, mi ha criticato in modo maldestro, giudicandomi un relativista che deroga al secondo comandamento per difendere i potenti! Non le rispondo per serietà. Certo, avendo buona memoria, mi sorgono tre domande: è peggio dire un’insulsa barzelletta condita da un’imprecazione, o presentare una legge contro la famiglia e pro nozze gay? Salvare la vita di Eluana o preferire l’eutanasia? Migliorare la legge sull’aborto o favorire la Ru486?
Da vescovo sono turbato se vedo le pecorelle smarrirsi nei meandri dell’interesse politico, ignorando l’abc della morale cattolica”.
Anche io sono turbato da questa dichiarazione.
Vuol dire che se mons. Fisichella avesse criticato Berlusconi, il premier non avrebbe sostenuto queste leggi in favore della vita?
A chi critica Berlusconi forse di questi tempi succede anche di peggio (vedi Boffo, Fini, etc.)
Posso capire che questo governo ha fatto o farà leggi a favore della vita (forse però più per opportunismo politico che per reali convinzioni), ma questo non deve cambiare il giudizio sulla bestemmia (ops...imprecazione) di berlusconi e non deve far venire meno il dovere di criticare (che non vuol dire condannare) un qualunque comportamento sbagliato, da qualunque persona provenga.
Ma non è forse questo un perdersi nei meandri dell'interesse politico ?
Saluti
Gaetano Ferrari
Caro Roberto, per farti compagnia intervengo nel silenzio assordante di questo forum, più per simpatia, che per competenza…
Leggendo la tua, mi è venuto alla mente (c'eri anche tu?) un giovane mons. Fisichella nella sala del nostro teatro parrocchiale mentre spiegava l'importanza dell'impegno dei cattolici nella politica…ah l'impegno dei cattolici in politica…
Magri risultati, oggi sotto i nostri occhi, ma questo è un parere personale che poco c'entra.
Tanti anni sono trascorsi da quell'intervento e il nostro monsignore molta carriera ha fatto, oggi peraltro annovera tra i suoi – vari - incarichi quello di cappellano di Montecitorio e capo del nuovo pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, istituito nella lettera apostolica 'motu proprio' Ubicumque et Semper di Benedetto XVI.
Di fronte a tanto curriculum (uno dei prelati con il maggior numero di incarichi) tremano le vene dei polsi, porsi in contrapposizione o quanto meno a pensarla in maniera diversa. E chissà che non sia anche questo il motivo di tanta solitudine in questo forum…
Ti ricordi l'intervento di sua eccellenza sempre a favore di S. B., mentre si accostava alla comunione durante il funerale di Raimondo Vianello?
Lungi da me intraprendere dispute su catechismi o lettere apostoliche.
Diciamolo fuori dai denti, gli atei devoti, i baciapile, sono la migliore classe di riferimento di molti (forse troppi) nostri monsignori…è quindi inutile fare grandi riflessioni sulla misericordia di Nostro Signore o sul termine 'contestualizzazione'. Una difesa (Ghedini docet)…al potente di riferimento NON la si nega per ovvi motivi di opportunità…Tutto qui.
Cari saluti.
Claudio Pavan
Caro Padre Lucio,
credo che la bestemmia è sempre una bestemmia, indipendentemente da chi la pronuncia! I miei genitori e i miei parroci l'hanno sempre ritenuta un "peccato grave", cosa che ho trasmesso anche ai miei figli. Sinceramente trovo profondo disgusto quando sento bestemmiare, in particolare, i ragazzi in metro, sull'autobus o in luoghi pubblici e credo che l'esempio del premier è da condannare e non da "contestualizzare"; ritengo, quindi, che questo atteggiamento e questi atti non sono un buon esempio anche per i giovani ed i ragazzi che potrebbero ritenersi "autorizzati" in tali gesti .
Bruno Di Venuta
Caro Claudio,
mi riferisco a proposito di dispute catechistiche nonché di riflessioni sulla misericordia di Nostro Signore, di cui fai cenno nella tua nota.
Al riguardo, poiché come sai conosco a memoria il Catechismo di Pio X (come tutti quelli della mia età), so che per fare un peccato ci vogliono tre cose: materia grave, piena avvertenza, deliberato consenso.
Cosa che non ho mai detto a mio padre per tranquillizzarlo, ma… mi appellavo alla Misericordia… per relativizzare (condannando il peccato e dare al "peccatore" una chances).
Ciò detto, per me è grave che sia "inutile" fare riflessioni e dare per scontato il comportamento della gerarchia. So che tu sei per il "si si...no no".
Non volevo fare il processo a nessuno ma suscitare proprio un dibattito sull'opportunità (anche di stare zitti) e sull'opportunismo. Anche per il fatto che i praticanti sono ormai una minoranza in Italia.
Cari saluti.
Roberto Guidi
Credo fermamente che la bestemmia in qualunque contesto venga detta e da chiunque venga detta sia esecrabile.
Non ci sono sì, ma, forse... è così perché è un comandamento:” Non nominare il nome di Dio invano”, quindi c’è poco da parlare o da cercare futili giustificazioni arrampicandosi sugli specchi della contestualizzazione, è sbagliato e basta.
In fondo anche i sacerdoti sono esseri umani e possono sbagliare...diciamo che il Monsignore avrà sbagliato, l’unica speranza è che non sia stato intenzionalmente, io continuerò ad insegnare comunque a mio figlio che, seppur contestualizzata, una bestemmia non deve essere neanche pensata, non mi importa di essere all’antica o criticata, credo nell’educazione che ho ricevuta ed educherò così anche mio figlio.
Grazie per la possibilità di questa condivisione.
Daniela Piersanti