particolare della vetrata dell'abside della parrocchia foto del papa Giovanni Paolo secondo che incorona la statua della Madonna "La Parrocchia è una casa di fratelli, resa accogliente dalla Carità"
Giovanni Paolo II alla Comunità di Torre Spaccata

Diocesi di Roma
S. MARIA REGINA MUNDI
Padri Carmelitani della Provincia Italiana
[sei in: ATTIVITÀ/cronache 2008-2009]

Giornata dei malati di lebbra: raccolta di fondi per il lebbrosario di Mumbai

L’obiettivo è stato raggiunto: raccogliere almeno mille euro per il lebbrosario di Mumbai dove opera suor Bertilla e con il quale abbiamo stretto, negli anni, un gemellaggio dopo che Mons. Pimenta, già arcivescovo della città (quando ancora si chiamava Bombay) era stato nominato cardinale titolare della nostra parrocchia.
Le offerte raccolte nelle settimane a cavallo della Giornata mondiale per i malati di lebbra saranno inviate al più presto al Vimala Dermatological Centre.

Le offerte sono arrivate e suor Bertilla ci ringrazia con una breve lettera del 25 febbraio:

Carissimo Padre Lucio,
Pace e Bene.
Eccomi ad informarti che ho ricevuto la bella offerta che hai mandato per i bisogni della mia missione. C’è stato un po’ di ritardo anche dalla banca indiana ché in questi giorni ci sono state delle vacanze...Beh! P. Lucio tutto è bello quando finisce bene!

Qui tutto bene, continuiamo il servizio tra i nostri ammalati di lebbra ed i loro figli.
Possiamo dire che la malattia della lebbra è abbastanza sotto controllo però non mancano di emergere nuovi casi; il governo Indiano dice che la malattia della lebbra è stata debellata, ma la realtà è ben diversa, ecco perché continuiamo a portare avanti questo tipo di servizio.
Anche i figli di questi ammalati non devono essere trascurati.
Infatti abbiamo notato che tra questi bambini, molti non andavano a scuola, ed ecco perché abbiamo deciso di portare avanti anche uno studentato [scuola] in modo che i bambini possano avere una buona educazione e ritornare nella società senza essere o sentirsi segregati.

P. Lucio, detto questo, non mi resta altro che ringraziarti di vero cuore a nome di tutti i nostri pazienti, i nostri bambini e le nostre consorelle.
Grazie, grazie infinite per l’assistenza e il sostegno che ci offrite per portare avanti la nostra opera.
Termino chiedendoti di ricordarci nelle tue preghiere come anche noi facciamo nelle nostre.
Cordialissimi saluti a te e a tutta la tua comunità. Ciao.
Sr. Bertilla

Per conoscere meglio il Centro e chi vi opera, vi offriamo una foto di suor Bertilla in visita alla nostra comunità nel giugno 2007 e un articolo di Anna Pozzi da Mondo e Missione.

suor bertilla

Il Vimala Centre ospita una settantina di pazienti e molte attività. Si trova alla periferia di Mumbai, in un’area chiamata Versova, lontano dai bei palazzi e dalle boutique del centro, tra la monumentale stazione ferroviaria e il prestigioso hotel Taj Mahal.
Versova sembra una città nella città, ai margini di questa metropoli sconfinata e caotica di 17 milioni di abitanti. E il Vimala Centre è come un’isola in questo quartiere di pescatori e di povera gente, che si arrabatta con una straordinaria varietà e originalità di lavoretti, spesso svolti sulla strada, in un’esplosione impressionante di colori, rumori e odori.
Dentro il cancello del centro è tutta un’altra cosa. C’è un po’ di pace e un vago silenzio, ma soprattutto ci sono innanzitutto loro, i malati di lebbra, che qui in India, come in molte altri parti del mondo, esistono ancora, anche se si dice che la lebbra sia stata debellata.
Suor (Sister)  Bertilla Capra continua a tradire nell’accento le origini bergamasche, anche se da molto tempo è di casa qui; sorride sempre ed è sempre indaffarata. Ha un’energia speciale questa religiosa di settant’anni, che da 38 si occupa di malati di lebbra. È l’anima del Vimala Dermatological Centre di Mumbai, il centro per la cura della lebbra delle missionarie dell’Immacolata. Con lei c’è suor Lucia Pala, una sarda molto tosta di 64 anni, 30 dei quali passati in India. E con loro, un gruppetto di suore indiane, che ormai costruiscono la maggioranza di questo istituto missionario femminile, da sessant’anni presente in India.[...]

I malati di lebbra del Vimala Centre - e ancor più quelli che si trascinano chiedendo l’elemosina in condizioni pietose nelle strade dell’India - sono ancora lì oggi, con i loro arti amputati, il viso deformato, la pelle raggrinzita, a dire che bisogna continuare a lottare. Sono lì a testimoniare che non si può abbassare la guardia, e che la guerra contro questa malattia è lontana dall’essere vinta.
Eppure nel cortile del Vimala Centre, lungo i portici dell’ospedale o nelle camerate dove sono ricoverati i malati non si respira alcun senso di tristezza o di sfiducia. Forse questo, nonostante la drammaticità di questi corpi deformati, resta pure sempre un luogo «privilegiato». Qui c’è qualcuno che si prende cura di loro, come malati e come persone. Qui si prova a guarire, ma anche a ritrovare una dignità, si cerca di vincere la vergogna e di ricostruirsi una vita.[...]

Quella di curare i malati di lebbra, dice suor Bertilla è «una vocazione nella vocazione». E non è difficile crederle. Molti non oserebbero neppure avvicinarsi a queste persone. Molti non sono neppure disposti a trattarli come persone. Lei lo fa con grande pazienza e amore, da oltre trent’anni, da quando è stata mandata in India, e non se n’è più andata da qui.
«Il nostro compito è innanzitutto quello di curare queste persone - spiega suor Lucia mentre sistema medicine e bende nella sua infermeria - ma non può ridursi alla mera assistenza sanitaria. Noi siamo qui anche per aiutarli a sentirsi nuovamente persone, con una dignità, con dei diritti, ma soprattutto persone amate. L’importante non è solo quello che si fa per loro, ma come lo si fa. Loro sentono che gli vogliamo bene».[...]

Suor Lucia è un fiume di ricordi: «Non dimenticherò mai quel malato di lebbra che un giorno mi disse: “Tu sei la prima persona ad avermi toccato”. Sono esperienze così che ti spingono a non scoraggiarti! Anche quando le piaghe si infettano e si riaprono di nuovo, e si deve ricominciare tutto da capo. In fondo sai che ne vale sempre la pena. È la fede che ci sostiene, ma anche il fatto di vedere che qualcosa in questi malati sta cambiando: cominciano a sentirsi rispettati, a considerarsi di nuovo uomini e donne».
Anche suor Bertilla sembra che non abbia mai fatto altro nella vita. «Quando ho deciso di seguire la mia vocazione - racconta - è maturato un po’ alla volta dentro di me il desiderio di andare in Asia, specialmente in Bangladesh, perché mi sembrava il posto in cui avrei meglio potuto servire i più poveri. Invece, sono stata destinata all’India. Venire qui significava occuparsi di malati di lebbra. È quello che ho continuato a fare con entusiasmo per tutti questi anni».[...]

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