Stiamo raccogliendo messaggi di persone che lo hanno conosciuto; potete farlo inviandoli agli indirizzi della parrocchia e del webteam.
La commemorazione fatta nella nostra parrocchia.
Un ricordo di Francesco Carta.
I messaggi di coloro che lo hanno conosciuto.
Sabato 24 febbraio 2007 alle ore 18, è stata celebrata la Messa nell'ottava della scomparsa di Francesco Carta, fondatore e primo direttore dell'oratorio parrocchiale.
La celebrazione è avvenuta con la presenza dell'urna contenente le ceneri, che è stata, nei giorni successivi, tumulata nella tomba di famiglia al cimitero del Verano di Roma.
Hanno partecipato alla Messa il figlio Giuseppe, con la moglie e la figlia, insieme ad altri congiunti di Francesco.
Erano presenti molti catechisti e ex catechisti dell'oratorio parrocchiale e di altri oratori che Francesco aveva diretto durante il suo apostolato di catechista.
Il Centro Oratori Romani, l'associazione diocesana nella quale Carta è stato impegnato per circa cinquant'anni, era rappresentata dal presidente Enrico Baffigi, dalla responsabile del centro studi Annamaria Maffi e da Mario Mareri ex presidente dell'Associazione.
Il parroco, p. Lucio, nell'omelia ha ricordato la figura di Francesco e ha annunciato che gli verrà intitolato l'oratorio parrocchiale.
Dopo la benedizione delle ceneri, due animatori, fra i più giovani dell'oratorio di Torre Spaccata, hanno letto testimonianze di catechisti che hanno conosciuto Carta e da lui sono stati formati.
Ha concluso la commemorazione Mario Mareri ricordando il suo incontro con Carta, all'inizio degli anni '60 e la passione di Francesco per l'oratorio e l'attenzione che dedicò al gioco quale prezioso strumento della pastorale oratoriana; fu infatti anche autore di volume di giochi adatti, per la loro semplicità e facilità di realizzazione, a tutti gli oratori.
"C'è ancora un bambino che sta parlando!".
Chi ha frequentato il nostro oratorio parrocchiale negli anni '60, ricorderà questa frase.
A pronunciarla era Francesco Carta, fondatore e primo direttore dell'Oratorio parrocchiale.
Era sufficiente per far raccogliere, in un attimo, in un silenzio devoto, due o tre centinaia di ragazzi vocianti.
Francesco Carta non c'è più. E' morto sabato 17 di febbraio, nella festa dei Santi Sette Servi di Maria.
A Francesco non sarebbe dispiaciuto essere definito Servo di Maria perché della Madonna è stato sempre devotissimo.
Formatosi nell'Azione Cattolica, conobbe nel dopoguerra Arnaldo Canepa, il fondatore del Centro Oratori Romani e, alla sua scuola, si fece anche lui fondatore di oratori in diverse parrocchie di Roma, dal centro alla periferia, fra le quali anche la nostra.
Una sera del novembre 1961, prese contatti con p. Giuseppe Leonardi, il primo parroco di Torre Spaccata, per organizzare anche nel nostro quartiere l'oratorio parrocchiale.
Il quartiere era appena nato; i primi alloggi erano stati assegnati nell'estate di quell'anno.
Mancava tutto ma non i ragazzi. Ce n'erano tanti e tanti altri ne sarebbero venuti.
Francesco mise la sua esperienza di animatore a servizio del nuovo quartiere, nel quale anche lui era venuto ad abitare, e vi iniziò l'oratorio.
Sono ormai quarantasei anni che l'Oratorio vive nella nostra parrocchia e nel nostro quartiere.
Centinaia, migliaia di ragazzi e di ragazze lo hanno frequentato, ricevendone parole e gesti di salvezza. Decine, centinaia di catechisti si sono succeduti nell'animazione dell'Oratorio.
All'inizio di tutto questo, ci sono il servizio e la testimonianza di Francesco Carta.
Quelli che lo hanno conosciuto e con lui si sono formati ne hanno apprezzato la fede forte, l'amore per la Chiesa, la devozione sempre appassionata, l'impegno costante nello studio e nell'approfondimento della fede, lo spirito di servizio, la fedeltà alla sua vocazione di catechista, il senso forte della dignità del laico e del servizio laicale nella Chiesa, la tenacia e la passione nel lavoro pastorale che lo portavano a volte anche a scontrarsi con chi non aveva capito la centralità, per la società e la Chiesa, della formazione cristiana delle nuove generazioni.
Francesco ci ha lasciato.
Ora anima l'oratorio nel Regno dei cieli. Ce lo immaginiamo riunito in Consiglio, insieme ad Arnaldo Canepa, a Ugo, a Duilio, ad Alfonso, a Giuseppe, a Desiderio, a Crescenzio, a Piero e a tutti gli altri che nel secondo dopoguerra, a Roma, hanno contributo alla fondazione del Centro Oratori Romani e all'animazione degli Oratori parrocchiali.
Ce li immaginiamo riuniti intorno a un tavolo ovale, coperto da un panno di stoffa verde scuro, a discutere con passione di come fare, di cosa fare perché si compia la parola del Maestro: "Lasciate che i fanciulli vengano a me".
Maria è con loro e li guida nell'Opera da Lei voluta e fondata per far conoscere Gesù ai fanciulli di Roma.
Maria Domina Nostra, ora pro nobis.
Gesù, amico dei fanciulli, benedici i fanciulli di tutto il mondo.
Ho provato grande dispiacere nel leggere la notizia della morte del signor Carta.
E’ stata e sarà sempre una delle persone più importanti della mia vita, una delle poche il cui esempio mi ha dato parecchio.
“C’è ancora un bambino che sta parlando!”: mai dimenticherò quella frase, di per sé semplice, magari insignificante, ma detta da lui, nella maniera in cui la diceva, riusciva sempre ad ottenere quel momento di attenzione, di concentrazione sull’avvenimento importante che stava per giungere. Grandi e piccini, era come se aspettassero quella frase, come un segnale.
Non era una persona grande fisicamente, ma era grande nella sua umiltà, era grande nella sua semplicità, era grande nella sua cordialità e disponibilità.
Aveva sempre una parola giusta per tutti o una ‘pacca’ d’incoraggiamento quando serviva.
Mai ricordo di averlo visto arrabbiato, corrucciato; come tutti avrà avuto i suoi momenti no, ma mai lo dava a vedere soprattutto in oratorio.
Sono ormai anni che manco da Torre Spaccata, dalla parrocchia ma credo che l’impronta del signor Carta sia ancora ben presente nell’oratorio e mi piacerebbe se, per onorare il suo ricordo, l’oratorio parrocchiale fosse intitolato a lui.
Ora è nel Regno dei cieli, al cospetto di Colui che ha sempre amato e servito con devozione unica e da lassù ci guarda benevolo ricordandoci sempre che c’è un bambino sta parlando!
Lo avrò sempre nel mio cuore. Sempre, sempre, sempre!!
Ciao a tutti
Pino Stranieri
Ho conosciuto Francesco a metà degli anni settanta, ero un ragazzo che frequentava l’oratorio a cui propose di partecipare al corso per allievi catechisti, come a me a tanti altri.
E’ vero, come ha ricordato p. Lucio nella cerimonia di commemorazione, che già la frequenza agli incontri bastava da sola a ‘scremare’ molti volenterosi: si tenevano la domenica mattina, prima della Messa delle ore 9 e gli argomenti erano i ‘famosissimi’ quattro binari del Centro Oratori Romani (nella tradizione voluta da Canepa) e poi una formazione spirituale centrata sulla figura di Maria (senza dimenticare i ‘novissimi’!).
Ho visto in Francesco prima l’educatore e il catechista sempre entusiasta poi, crescendo il mio impegno nell’oratorio parrocchiale, un amico e un punto di riferimento unico ed insostituibile.
Non posso non ricordare i viaggi insieme sia per i lunedì di formazione al COR (con la sua inconfondibile auto) sia per gli incontri con il consiglio direttivo dell’associazione e le discussioni appassionate non solo sull’oratorio, ma anche sulla parrocchia, la città, la politica.
Se dovessi riassumere in poche righe il suo insegnamento, credo che punterei su due aspetti. Il primo: l’importanza della laicità nell’impegno oratoriano, un impegno da vivere al di fuori di tanta retorica devozionale, con passione, preparazione, studio, approfondimento; il secondo: il rispetto per i bambini e i ragazzi ritenuti i veri protagonisti dell’oratorio.
Se è vero, come è stato detto nella cerimonia di saluto, che gli educatori sono chiamati a ‘seminare’ ma non a ‘raccogliere’, allora Francesco è stato davvero una persona eccezionale perché ha avuto la grazia di veder spuntare la pianta e i frutti dai semi lui piantati e che, se il Signore vorrà, saranno a loro volta ri-seminati da tanti giovani che oggi continuano la sua opera nel nostro quartiere.
Antonio Di Bartolo